Mattia Della Rocca
Se il cancro costituisce una questione per la società occidentale – nel senso di interrogazione, ricerca e riflessione collettiva intorno alla comprensione di un fenomeno – essa è necessariamente di pertinenza, oltre che dell’indagine biologica, medica e sanitaria, di una critica epistemologica profonda. Le ragioni di ciò traspaiono con forza già dalle parole utilizzate, al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, per parlare della prima causa di morte nella fascia adulta della popolazione mondiale. Il cancro “invade”, “colonizza”, “si infiltra” nelle regioni anatomiche delle sue “vittime”: a esso “si sopravvive”, “colpendo selettivamente” (o “bombardando intelligentemente”) le cellule divenute ostili con radiazioni e armi chimiche. Era il 1977 quando Susan Sontag denunciava apertamente, nel suo Illness as Metaphor, la valenza metaforica, simbolica e politica di cui il cancro si faceva foriero nel linguaggio degli Stati Uniti e dell’Europa, in un mondo che aveva appena preso coscienza degli orrori dei conflitti in Vietnam. Nixon aveva dichiarato aperta nel 1971 la “guerra al cancro”: a quarant’anni di distanza, lungi dall’essersi risolto con l’avvento della genetica clinica, il conflitto rimane aperto, nonostante i significativi progressi della scienza medica e della biologia molecolare, lasciando all’immaginario collettivo lo spettacolo di uno scenario bellico in cui il nemico continua a rimanere sfuggente, imprevedibile, letale (aprendo la strada, seguendo la riflessione di Sontag, all’adeguamento della metafora del cancro come terrorismo).
Che si condivida o meno l’uso di un lessico militare così frequentemente associato a questa specifica patologia, di fronte a una così minuziosa, significativa e sistematica scelta di termini e metafore per descrivere l’approccio terapeutico al cancro, si può comunque rimanere stupiti nello scoprire che di esso non è possibile individuare una definizione unitaria, un modello condiviso in maniera maggioritaria, nella letteratura sull’argomento. Le cause di ciò risiedono, prima ancora che nell’eterogeneità delle forme con cui si manifesta, nello statuto epistemologico dello stesso oggetto d’esame: il cancro è un fenomeno complesso, che espleta in maniera forse unica gli aspetti cruciali delle quattro problematiche – specificità, individualità, totalità e irreversibilità (Canguilhem, 1965) – con cui l’indagine scientifica ha a che fare ogni volta che si confronta con la conoscenza del vivente.
In questo senso, Il cancro come questione di Marta Bertolaso, ricercatrice presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, rappresenta un importante passo in avanti nella direzione di una comprensione delle neoplasie come fenomeno del vivente, oltre che come patologia. In un felice incontro tra progressi della medicina e ricerche filosofiche, le duecento pagine del volume richiamano con urgenza al bisogno di una riflessione integrata e interdisciplinare sulle neoplasie, che ne illustri cause e dinamiche in un’ottica scevra da pregiudizi epistemici. Questo comporta, come è ovvio in una filosofia della conoscenza scientifica che non può prescindere dalle modalità del suo agire, una riflessione altrettanto profonda e aperta sulle tecniche – tutt’altro che neutre e oggettive – attraverso cui questa indagine è stata intrapresa finora, e continua a essere condotta.
L’opera, pur non prestandosi a una lettura superficiale o a un pubblico completamente digiuno di nozioni biologiche, testimonia un importante passo in avanti nella direzione di una nuova scienza del vivente, in grado di confrontarsi apertamente con le problematiche teoretiche che le sono costitutive.
Tra i meriti principali dell’autrice vi è senza dubbio quello di aver raccolto e sistematizzato i diversi modelli dell’eziopatogenesi e della biologia del cancro, in una retrospettiva storica che dalle descrizioni di Percival Pott (1775) sulla cancerogenesi negli spazzacamini inglesi del XVIII secolo si snoda attraverso l’osservazione degli effetti ambientali e delle influenze virali fino ad arrivare ai progressi più recenti della genetica e della biologia molecolare. Bertolaso analizza scrupolosamente, registrando tendenze e frontiere epistemologiche della ricerca sul cancro, più di mezzo secolo di letteratura medico-scientifica, offrendo per la prima volta un panorama esaustivo degli indirizzi teoretici che caratterizzano l’indagine oncologica. In particolare l’autrice sottolinea con forza, in funzione della sua tesi, i limiti di un approccio epistemologico a vocazione esclusivamente riduzionista o antiriduzionista ai fenomeni biologici, richiamandosi a più riprese e alternativamente al pensiero, tra gli altri, di Kenneth Schaffner (1974) ed Ernst Mayr (1988). Bertolaso critica apertamente le posizioni meccaniciste, difendendo una prospettiva organicista e sistemica nella spiegazione delle cause e delle dinamiche funzionali del fenomeno neoplastico. Davanti alla complessità e all’eterogeneità delle forme tumorali – e al conseguente scacco per le teorie riduzioniste, costrette a confrontarsi con esiti paradossali delle procedure sperimentali e dei decorsi clinici – l’analisi condotta da Bertolaso mette in evidenza fallacie e limiti dei presupposti epistemologici che guidano la ricerca sul cancro, indicando in un ragionato e critico ampliamento della prospettiva di indagine la via per il superamento di questo stallo. In maniera estremamente interessante, un capitolo è dedicato all’applicazione dell’analisi teoretica che l’autrice propone per il cancro come fenomeno biologico ai modelli utilizzati nell’indagine sperimentale e clinica sul cancro. In questo si profila forse il più grande pregio dell’opera, e cioè quello di rivolgere a un pubblico specializzato – clinici e ricercatori dell’area biomedica – problematiche costitutive, ma troppo spesso date per scontate, della grande impresa scientifica che è la comprensione del cancro come fenomeno biologico prima che patologico. Rispondere alla domanda “cos’è il cancro?” precede necessariamente lo sviluppo di strumenti e azioni per predirne e controllarne le manifestazioni: il libro di Marta Bertolaso rappresenta un contributo realmente significativo per poter giungere in maniera più chiara al conseguimento di questo obiettivo.